venerdì 24 maggio 2019

La mattanza non ha fine....


La mattanza non ha fine…mi chiedo come si possano sentire i tonni nel momento stesso che la rete si fa sempre più stretta ed il cruento rito della pesca ha inizio …se è la stessa sensazione che si prova quando ci si vede arrivare contro un autocarro da 400 quintali a 100 km/h e non ha la ben che minima intenzione di frenare o cambiare direzione, è il peggiore dei momenti che uno possa vivere.

Sembra paradossale ma oggi, per i nostri colleghi che lavorano in strada, la sensazione del tonno nella “camera della morte” la conoscono bene. Ogni giorno, ogni giorno si registrano incidenti sul lavoro: incidenti di ogni sorta ma quelli che avvengono in un cantiere stradale, spesso, vengono derubricati come incidenti stradali e pertanto non possono essere annoverati nei dati di incidentalità sul luogo di lavoro e quindi non degni di nota.

Assurdo pensare che in uno stato moderno, dove la tecnologia la fa da padrone, non ci sia la possibilità d’intervenire per poter aiutare le maestranze in un cantiere stradale per compiere il proprio dovere. Prescrizioni insensate di ogni genere, anche anacronistiche, soprattutto anacronistiche! basti pensare che il nuovo codice della strada è del 1992, ed il decreto che disciplina la posa dei cantieri è del 2002 (si 2002 l’anno prossimo raggiunge la maggior età) e da allora non s’è fatto più nulla. Forse non tutti sanno che quando si posa un cantiere autostradale, ovvero quando si danno le indicazioni all’utenza di cosa avverrà a breve sul suo percorso, il mio collega deve “attraversare di corsa” la carreggiata di 15 metri con un cartello da 25 kg in spalla e saltare all’interno dello spartitraffico per posarlo. Questo a traffico aperto, e non solo una volta ma almeno una dozzina. Attenzione, questo per posarlo ma poi bisogna anche smobilitarlo… ed olè via di corsa. Si di corsa perché le macchine corrono non a 50 km/h ma a 130 km/h. Non sto descrivendo la scena di un film americano in bianco e nero degli anni 50 dove il comico fa una parodia sull’attraversamento di una strada trafficata a New York; sto descrivendo quello che succede oggi anno 2019 in Italia sulle nostre strade ed autostrade: non è una commedia è un dramma. Non parliamo poi della “tolleranza” nei confronti dell’incosciente, anzi delinquente, che non rispetta i limiti di velocità con il proprio camion in presenza di un cantiere, che abbatte tutta la segnaletica di presegnalamento, che non si accorge dei ragazzi impegnati a fare il loro dovere, che distrugge il loro mezzo, che non frena ma si ferma in piazzola a staccare il rimorchio, e scappa con la motrice.

Si questo lo si derubrica come incidente stradale…non come tentato omicidio.

L’enfasi nel raccontare e subire queste cose fa perdere la lucidità e la coerenza, ma cosa c’è di coerente in una pesca al tonno con arpioni e reti… la stessa incoerenza che permette di fare tutto questo.

Oggi deve essere riorganizzato un nuovo modo di pensare un cantiere di tipo stradale, sfruttare tutta la tecnologia che permetta di elevare la sicurezza degli operatori in strada. Prevedere nuovi schemi segnaletici più coerenti con lo stato di fatto delle infrastrutture, del volume di traffico e dell’elevazione della velocità media dello stesso. Coerenza non vuol dire abbassare i limiti, tutt’altro: vuol dire intervenire in modo sensato con abbattimenti di velocità solo e quando necessario, pensare a tipologie di cantieri strutturati in maniera organica; per maniera organica s’intende adottare pochi schemi, semplici, che condizionino l’utenza ad adottare SEMPRE lo stesso comportamento, indipendentemente da quale corsia venga chiusa. Pensare, al pari delle gare automobilistiche, di istituire e normare l’utilizzo di safety car in grado di rallentare il traffico in particolari condizioni – vedi l’attraversamento in sicurezza della carreggiata dell’operatore con il segnale in spalla – tutte soluzioni fattibili che devono essere attuate quanto prima…prima che vengano issate le reti ed il mare si tinga di rosso rubino per l’ennesima volta

Paolo Filippi e Marino Mazzoli

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